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Che cos’è un Requiem?

La parola Requiem

«Requiem aeternam dona eis, Domine, et lux perpetua luceat eis.» («L'eterno riposo dona loro, Signore, e splenda ad essi la luce perpetua.») sono le parole iniziali dell’Introito della Messa dei defunti del rito cattolico latino.

Questa liturgia è eseguita e celebrata in memoria del defunto e si articola in nove sezioni: Introito, (Requiem) Kyrie, Graduale, Tratto, Sequenza, (Dies irae) Offertorio, Sanctus e Benedictus, Agnus dei, Communio, (Lux aeterna).

Si tratta di testi drammatici e coinvolgenti che hanno ispirato tantissimi musicisti di derivazione classica alla composizione di liriche chiamate appunto Requiem, come la prima parola dell’Introito

Il legame con le liturgie cattoliche non è rimasto esclusivo, i Requiem nel corso della storia hanno infatti coinvolto molti altri credo, alcuni esempi sono i Requiem tedeschi, inglesi, i Kaddish ebraici, greco-ortodossi e i Panikhidia per i russi ortodossi.

Storia della relazione fra musica e morte

Nell’antichità, il trapasso veniva spesso accompagnato da manifestazioni collettive in cui la musica giocava un ruolo centrale.

Gli antichi greci avevano numerose forme di lirica corale dedicata specificatamente ai riti funebri, come “il treno” e l’”epicèdio”, canti Funebri particolarmente celebrati da Simonide, poeta lirico antico del V sec. a.C..

Presso i romani, invece, la musica non raggiunse mai la stessa importanza, anzi per le loro rappresentazioni religiose e civili i musici venivano chiamati, seppur schiavi, dalla stessa Grecia.

Nel Medioevo troviamo la nascita dei canti gregoriani. Le più antiche melodie gregoriane venivano associate ai testi per la messa e risalgono almeno al VII sec., la più recente è la sequenza del Dies irae di Tommaso da Celano m.1260. 

Tra il Cinquecento e Seicento furono composti Requiem nello stile polifonico, poi con la monodia armonizzata, fino ad arrivare, nel Settecento, all’esempio più famoso, la “Messa da Requiem in Re minore K 626”, composta da Mozart su commissione di uno sconosciuto.

Quest’opera contribuì decisamente alla diffusione del Requiem come grande forma musicale, coltivata in seguito da molti compositori dell’Ottocento che scrissero grandi capolavori, come: Cherubini, Berlioz, Dvorak, Liszt o Giuseppe Verdi che ha onorato Alessandro Manzoni per la sua morte con la sua famosissima Messa da Requiem nel 1874. 

Nel XX secolo questa forma di arte musicale si è evoluta includendo sempre più liriche di carattere non religioso: Requiem di guerra, pacifisti, sull’olocausto, legati ai crudeli avvenimenti che hanno segnato la storia del novecento.

Usanze popolari

Anche allontanandosi dagli ambienti ecclesiastici o altolocati non è mai mancato l’omaggio musicale ai defunti. 

In America ad esempio, le Street jazz band di New Orleans suonavano le Marce Funebri accompagnando il funerale verso il cimitero e, dopo avere lasciato la salma, si incamminavano verso il ritorno con esecuzioni di carattere ritmico e allegro che esprimevano la ricerca della forza e del coraggio per riprendere la vita di tutti i giorni. 

In Italia invece troviamo consuetudini ben diverse: in Sicilia fino a qualche decennio fa, la banda musicale suonava le marce funebri solo all’andata, mentre al ritorno dal cimitero dominava il silenzio e la vicinanza emotiva ai parenti del defunto. 

Ancora oggi in alcuni paesi, la morte di un parente in casa viene accompagnata con espressioni di dolore plateali, urla strazianti delle donne di famiglia più vicine al defunto, mamma, moglie, sorella. 

Questi lamenti funebri in realtà hanno origine nell’antica Grecia dove vi erano addirittura le lamentatrici, donne che a pagamento eseguivano i canti funebri e di elogio del defunto. 

Non si trova traccia dell’uso di lamenti funebri al di fuori dei territori di origine greca, per cui il nostro lamento popolare del Venerdì Santo o per il lutto familiare è senz’altro un lascito della vicina MagnaGrecia, presentando anche caratteri musicali di sicura ascendenza araba medievale.

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