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La morte nella mitologia greca: miti e leggende

Nella mitologia greca “Tanato” o “Thanatos” è la personificazione maschile della morte. Il suo carattere è arrogante, impulsivo e violento, tanto che è odiato sia dal genere umano, sia dagli immortali. Tanato risiede nel Tartaro, ovvero dinnanzi alle porte degli Inferi.

Un mito racconta che una volta Zeus mandò Tanato a prendere Sisifo, re di Corinto; quest’ultimo però lo fece ubriacare e lo mise in catene, riuscendo a sfuggire alle grinfie della morte. Da quel momento la morte scomparve dal mondo. Il Dio Ares si accorse presto che nelle battaglie non moriva più nessuno, perciò andò a liberare Tanato e punì Sisifo. Ma quest’ultimo tentò di fuggire una seconda volta, convincendo Persefone (moglie del dio degli Inferi) a farlo momentaneamente uscire dalla sua prigionia per tornare un giorno dalla amata moglie. Ma fu nuovamente catturato e portato negli Inferi e condannato a trascinare in cima ad una collina, un macigno, che sarebbe poi rotolato di nuovo giù.

Questo mito vuole spiegare l’onnipotenza della morte, nonostante gli inganni ed i vari tentativi di Sisifo. Tanato appare raffigurato nelle antiche sculture greche con una falce in mano, simbolo di raccolta del grano, paragonato alla vita.

Un’altra caratteristica della rappresentazione della morte sono le ali (come la madre Notte), che usa per raggiungere le vittime e trasportarle negli Inferi.

Tanato è descritto con “un cuore di ghiaccio e delle budella di bronzo”, per indicare che egli non si faceva impietosire da nessuno. Negli studi moderni Tanato viene contrapposto ad Eros, volendo così indicare la lotta nell’inconscio del genere umano, tra l’istinto di vita e quello di morte.

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