Epicuro e la sua filosofia sulla morte

Il filosofo greco Epicuro, vissuto tra il 341 e il 271 a.C., sostenevaa che avere paura della morte fosse assolutamente una perdita di tempo e che fosse necessario cambiare questo tipo di stato mentale inutile.
Egli affermava che c’era bisogno di eliminare la preoccupazione e di essere positivi per rallegrare la propria vita.
Secondo il filosofo, per vivere meglio basterebbero alcune cose semplici, come essere gentili com gli altri e aiutare i propri amici.

L’insegnamento di Epicuro era una specie di terapia per i suoi seguaci, in modo da curare il loro male interno e le loro preoccupazioni.
Addirittura Epicuro mostrava loro che il dolore fisico era decisamente più sopportabile nel ricordo di un piacere che si è provato. 

Il filosofo affermava che i piaceri della vita andavano assaporati nel momento stesso in cui accadevano, ma che nel tempo si poteva beneficiarne per stare meglio anche attraverso il semplice ricordo.

Epicuro, aveva gusti semplici; infatti insegnava ai suoi seguaci di essere moderati, poiché l’abbandono dell’essere umano al piacere sfrenato genera altro desiderio e con esso arriva il senso di angoscia, vista l’impossibilità di soddisfarlo.

La filosofia di Epicuro si basa sull’idea di non dover avere paura della morte, perché questa, quando arriva, fa smettere all’uomo di esistere, quindi lui non la proverà direttamente sulla sua pelle, essendo morto.

Un’altra riflessione di Epicuro sulla paura della morte si basa sulla diversa percezione che noi esseri umani abbiamo del passato e del futuro.
Si sa che generalmente gli uomini si preoccupano del futuro, mentre pensano poco al loro passato. Ma se in realtà pensassimo al passato, andando indietro col pensiero fino a prima della nostra nascita, ci renderemmo conto che non siamo affatto preoccupati del fatto che ancora non fossimo nati ed esistiti.

Ecco, secondo la filosofia epicurea, lo stesso discorso vale per la morte: non dobbiamo preoccuparci della nostra futura non-esistenza, perché tanto non esisteremo più, appunto.

Questo pensiero ossessivo dell’umanità dopo la morte, secondo il filosofo è un grande errore: egli insegnava di guardare al post morte esattamente come siamo abituati a pensare ai momenti prima della nostra nascita, ovvero senza alcun tipo di preoccupazione.

Epicuro riassume questi suoi insegnamenti in un significativo epitaffio: “Non c’ero; sono stato; non sono; non mi riguarda”.