Il risveglio della natura e il ciclo della vita: l’equinozio di Primavera e le tradizioni funebri

L’equinozio di primavera segna un momento di transizione fondamentale nell’anno, in cui il giorno e la notte si incontrano in perfetto equilibrio. Questo evento astronomico, celebrato in tutto il mondo, è ricco di simbolismi e significati, specialmente quando lo si osserva attraverso il prisma della fede cristiana e non solo. In molte culture, infatti, la primavera è simbolo di rinascita e rinnovamento, un periodo in cui la natura si risveglia dopo il lungo riposo invernale. Per i cristiani, questo periodo evoca la promessa della resurrezione e la speranza nella vita eterna, temi che trovano eco in molteplici tradizioni e pratiche legate al ricordo dei defunti.

Scopriamo insieme come l’equinozio di primavera sia stato celebrato nelle varie culture e le sue connessioni con il ciclo della vita e della morte.

Significati e simbolismi dell’Equinozio di Primavera

L’equilibrio tra giorno e notte durante l’equinozio di primavera simboleggia un punto di svolta, un momento in cui la natura stessa sembra riflettere sui cicli della vita. La Pasqua, celebrata proprio in seguito all’equinozio, rappresenta questo messaggio in modo particolarmente potente, commemorando la vittoria della vita sulla morte attraverso la resurrezione di Cristo.

Questa simbologia si estende ben oltre i confini della religione cristiana, trovando riscontro in molteplici culture che vedono nella primavera un tempo di commemorazione, riflessione e gratitudine per il dono della vita.

In Giappone per esempio è pratica comune pulire e prendersi cura delle tombe degli antenati durante lo Shunbun No Hi, omaggiandoli con cibo e incensi, mentre in Polonia si celebra la “sepoltura” dell’inverno, tramite la creazione di bambole di paglia chiamate Marzanna, da gettare in uno specchio d’acqua o incendiare.

La Primavera tra storia e mitologia

La primavera non è solo un fenomeno naturale, ma un periodo ricco di significati storici e mitologici. Nel cristianesimo, la storia della resurrezione di Lazzaro è un esempio potente di come la fede possa trionfare sulla morte. Questa narrazione è parallela a numerosi altri miti e leggende che vedono la primavera come un momento di passaggio e rinascita.

La visita ai cimiteri durante questo periodo, inoltre, è un gesto che riflette la fede nella continuità della vita oltre la morte, un concetto fondamentale per la Chiesa Cattolica e per molte altre tradizioni spirituali. Questa pratica non è solo un modo per onorare i defunti, ma anche un’occasione per riflettere sulla propria mortalità e i misteri che ci accompagnano ogni giorno.

L’equinozio di primavera ci invita a una riflessione profonda sul significato della vita e sulla speranza cristiana nella resurrezione e nella vita eterna. È un momento in cui la natura stessa celebra il ciclo continuo di morte e rinascita, ricordandoci che ogni fine porta con sé la promessa di un nuovo inizio.

Carnevale e Memento Mori: la danza tra vita e morte

Il Carnevale, la festa che illumina i giorni invernali con il suo spirito di gioia e divertimento, nasconde anche diverse riflessioni più profonde sul ciclo della vita umana.

Questa celebrazione, radicata nella storia e arricchita da vari simbolismi culturali, si pone come un ponte tra la vita quotidiana e la consapevolezza della mortalità. In questo contesto, il Carnevale offre uno spazio unico dove si intrecciano allegria e riflessione, permettendo di esplorare il delicato equilibrio tra la celebrazione dell’esistenza e la contemplazione della morte.

Storia e simboli del Carnevale

Il Carnevale ha origini antiche, legate ai riti di passaggio e alla celebrazione del ritorno della primavera. La Chiesa Cattolica ha adottato questa festa pagana, integrandola nel calendario liturgico come momento di grandi festeggiamenti in vista della Quaresima, per festeggiare e mangiare grandi prelibatezze prima dei quaranta giorni di digiuno e penitenza che precedono la Pasqua.

Le maschere del Carnevale, elementi di allegria e travestimento, possono essere interpretate come una meditazione sul concetto di identità e sulla transitorietà della vita: nascondendo il viso, si abbattono le disparità sociali e si esprime l’uguaglianza fondamentale di tutti gli uomini di fronte a Dio, ai festeggiamenti e alla mortalità della vita.

Il Medico della Peste, “Memento Mori” e Carnevale

Una delle maschere più celebri dei festeggiamenti di tutta Europa, nata come strumento protettivo contro i contagi del medioevo, è quella del Medico della Peste. Strettamente associata alla morte causata dalle ripetute pestilenze che colpirono il nostro continente, negli anni divenne un simbolo del Carnevale capace di evocare sia il monito della morte, sia quello del divertimento legato ai diversi travestimenti. Si racconta che il giorno del Martedì Grasso, a Venezia, gruppi di Medici della Peste sbucavano senza preavviso dalle calli, con l’intento di ricordare ai passanti di tornare a costumi e stili di vita più controllati e meno sregolati. Una sorta di “memento mori” durante i grandi festeggiamenti di Carnevale.

 

Anche il Carnevale quindi, con i suoi colori e la sua esuberanza, ci invita a riflettere sulla fragilità della vita e sull’importanza di vivere ogni momento con gioia e gratitudine, in linea con le dottrine e gli insegnamenti religiosi.

Non solo epifania: le tradizioni del 6 gennaio nel mondo

La Befana vien di notte, con le scarpe tutte rotte – recita così una delle filastrocche più note del nostro Paese, di cui è protagonista una figura folkloristica estremamente popolare. La Befana, una donnina anziana che attraversa il cielo notturno a cavallo di un manico di scopa, ha origine antiche che si perdono nel tempo, mescolando elementi della tradizione pagana al cristianesimo.

Questa anziana signora gentile, che nella notte tra il 5 e il 6 gennaio sancisce la fine delle festività natalizie consegnando doni ai bimbi buoni e carbone ai più dispettosi, è anche simbolo di generosità e ha diverse lontane parenti in Europa, come la Frau Perchta tedesca o la Baboushka russa.

Ancora oggi, è un affascinante esempio di come le tradizioni popolari possano sopravvivere e adattarsi nel tempo, continuando ad occupare un posto speciale nel cuore di generazioni intere.

Non è però l’unica tradizione legata alla giornata del 6 gennaio.

Scopriamone assieme altre tre.

Il Día de los Reyes Magos in Spagna e nell’America Latina

Il Giorno dei Re Magi si festeggia il 6 gennaio e, sia in Spagna che nei Paesi dell’America Latina, è una tradizione molto sentita che celebra l’arrivo a Betlemme di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre. Proprio in onore dei doni offerti al Gesù Bambino, la tradizione vuole che durante la notte del 5 gennaio i bambini lascino le loro scarpe fuori dalla porta e, dentro casa, preparino un piatto di biscotti con un bicchiere d’acqua per i Re Magi e i loro cammelli. Il mattino dopo, i bambini trovano piccoli doni lasciati dai tre viaggiatori.

In questa giornata si è soliti anche festeggiare con lunghi pranzi in famiglia e mangiando la Rosca de Reyes, una ciambella decorata con frutta candida e ciligie che contiene una piccola statuetta del bambin Gesù: chiunque la trovi all’interno della sua fetta ha il compito poi di organizzare la celebrazione del Día de la Candelaria, a febbraio.

Il Natale Ortodosso

Nella cultura ortodossa, il 6 gennaio cade la vigilia del Natale Ortodosso, tradizionalmente celebrato il 7 gennaio a causa delle differenze tra il calendario giuliano e quello gregoriano. La festività è preceduta da una serie di rigorosi digiuni, che possono arrivare a durare fino a 40 giorni,  durante i quali ci si astiene dal consumare carne, pesce, latticini, alcolici e olio d’oliva: si tratta di un rituale di preparazione al Natale, che si interrompe con la Sviata Vecheria, la “cena santa”, la sera della vigilia.

Non manca in tavola, in questa occasione, la Kutya – un porridge di grano e riso, simbolo di speranza e unità, condito con miele e semi di papavero, rappresentativi di felicità e pace, e spesso consumato da una ciotola comune.

Nollaig na mBan, il Natale delle Donne

Anche l’Irlanda conserva una tradizione tutta particolare per la giornata del 6 gennaio, conosciuto anche come il Nollaig na mBan – Il Natale delle Donne. Questa giornata era infatti un momento di riposo per le donne, una piccola ricompensa per il duro lavoro sostenuto durante tutto il periodo delle feste, e diventava un’occasione per delegare le faccende di casa agli uomini e concedersi qualche ora di svago in compagnia delle amiche.

La tradizione vive ancora oggi in Irlanda, dove è diffusa su base nazionale e supportata dalle iniziative di tante attività che organizzano dei momenti dedicati alle donne, come té pomeridiani o aperitivi durante i quali godersi un momento di relax.

L’evoluzione dei monumenti funebri nel tempo

La storia dei monumenti funebri è un affascinante viaggio attraverso le culture e le epoche dell’umanità: in ogni civiltà infatti, queste costruzioni solenni hanno assunto forme diverse, che sono oggi una perfetta fotografia delle credenze religiose, delle pratiche sociali e dei movimenti artistici dell’epoca.

Dai simbolismi racchiusi nelle varie opere, al tipo di approccio verso l’aldilà e la morte, ecco un veloce ripasso storico di come sono evoluti nel tempo i monumenti dedicati alla celebrazione funebre.

I faraoni e l’epoca antica.

Nell’antico Egitto, per esempio, le piramidi erano grandiose strutture dedicate ai faraoni, simboli della loro potenza e del loro viaggio nell’aldilà. Anche in altre culture, come quella greco-romana, si osserva una tendenza verso monumenti più sontuosi, come mausolei e catacombe, che non solo commemoravano i defunti ma servivano anche a dimostrare la ricchezza e lo status sociale.

Dalla maschera d’oro che copriva il volto dei faraoni egizi, richiamando le sembianze di dei e creature ultraterrene, fino all’imponente Mausoleo di Augusto, disegnato per porre il defunto imperatore a vegliare su tutta Roma, le più grandi opere funeree erano legate all’importante vita dei reggenti dell’epoca.

Dal Cristianesimo al Rinascimento.

Con l’arrivo del cristianesimo si verifica un cambiamento: le strutture commemorative diventano più sobrie e simboliche. Le chiese medievali e le cattedrali iniziano a incorporare tombe e monumenti all’interno della loro costituzione, spesso con elaborate sculture e bassorilievi.

Al contrario il Rinascimento segna un ritorno all’opulenza, con tombe monumentali che celebrano la vita e le realizzazioni degli individui. Questa tendenza continua nel Barocco e nel Neoclassicismo, con un’enfasi crescente sull’estetica e l’arte.

È durante quest’ultimo periodo che vengono realizzate opere d’arte d’importanza storica, come le grandi creazioni di Michelangelo, che univano la celebrazione religiosa alla vita ultraterrena.

Le tradizioni moderne e contemporanee.

Nel mondo moderno, i monumenti funebri riflettono un’ampia gamma di preferenze personali e credenze individuali. La diversità dei monumenti odierni è un riflesso della nostra società: c’è chi preferisce una semplice lapide, chi opta per una struttura artistica e chi sceglie un albero come memoriale vivente. Queste scelte parlano del nostro desiderio di mantenere viva la memoria dei nostri cari in modi che rispecchiano la loro personalità e i nostri sentimenti per loro.

Per chi ha perso qualcuno di caro o riflette sul significato del ricordo, i monumenti funebri non sono solo pietre fredde o simboli di lutto: sono espressioni tangibili dell’amore, del rispetto e della continua presenza delle persone che abbiamo amato. Attraverso queste testimonianze, manteniamo vivo il loro ricordo, celebrando le loro vite e il legame che continua a unirci a loro, anche dopo la loro partenza.

Incenso: un profumo che unisce culture e tradizioni

È difficile pensare che esista un angolo del mondo dove il profumo inconfondibile dell’incenso non sia conosciuto e, soprattutto, non venga automaticamente associato a un qualche aspetto culturale fortemente legato ad ogni diverso Paese.

Scopriamo assieme i suoi simbolismi e i suoi numerosi utilizzi.

Cos’è l’incenso?

L’incenso è una resina aromatica ottenuta dalla Boswellia, una pianta che cresce prevalentemente nelle regioni più aride dell’Africa e della penisola arabica. Il processo di lavorazione prevede che, una volta estratta, la linfa di questo albero venga lasciata essiccare all’aria aperta fino a solidificazione, per essere poi successivamente raccolta. A questo punto, si può decidere di utilizzarlo direttamente o di sottoporlo ad una seconda lavorazione finalizzata ad ottenere le classiche forme di bastoncino o cono.

Il riconoscibilissimo fumo denso e profumato che tutti noi associamo all’incenso deriva proprio dalla combustione della resina essiccata o delle sue successive lavorazioni. Il nome stesso, “incenso”, deriva dal latino “incendere”, “bruciare”, ma non è solo questo particolare aroma a renderlo così speciale. Già nell’antico Egitto, in Mesopotamia e in India si trovano tracce relative a utilizzi terapeutici, religiosi o simbolici, in quanto veniva spesso considerato come un bene di lusso con cui omaggiare nobili e reali.

I diversi significati dell’incenso

In Occidente, l’incenso viene principalmente associato alla religione Cristiana e al suo utilizzo all’interno della liturgia. Viene tradizionalmente considerato il simbolo delle preghiere dei fedeli che ascendono al cielo e si consuma nel turibolo, un piccolo incensiere sospeso, durante processioni, messe solenni e funerali.

L’uso dell’incenso è estremamente diffuso anche in Oriente, dove viene tradizionalmente utilizzato durante festività, cerimonie, rituali e momenti quotidiani di riflessione. Spesso considerato un vero e proprio ponte tra il mondo fisico e quello spirituale, è un mezzo che permette di congiungersi e connettersi con il divino e con la propria interiorità.

Anche molte tribù africane, infine, attribuiscono all’incenso un profondo significato spirituale sacro e lo utilizzano come tramite per costruire un ponte tra il mondo terreno e quello degli spiriti, in modo da poter comunicare con antenati e divinità.

Gli usi dell’incenso

L’associazione tra incenso e liturgia, nella religione Cristiana così come in tutte le principali religioni al mondo, è forse quella più immediata. Il forte valore simbolico di preghiera e devozione si accompagna alle universalmente riconosciute funzioni purificatrici di questa resina, che prepara lo spazio sacro e crea un ambiente propizio alla connessione spirituale.

Anche in campo medico l’uso dell’incenso ha radici profonde. Basta pensare all’ayurveda, l’antico sistema medico indiano, dove si ritrovano composti che sfruttano le proprietà anti-infiammatore di questa resina e, più in generale, si ritiene che possa offrire sollievo da tutta una serie di malesseri. Nel corso dei secoli è stato utilizzato per alleviare i sintomi dell’artrite, problemi respiratori e infezioni cutanee, nonché per ridurre ansia e stress.

Chiudono il cerchio le pratiche olistiche, che si affidano proprio alle proprietà calmanti dell’incenso per farne uno strumento in grado di facilitare la concentrazione e la meditazione, accompagnando l’individuo ad entrare in uno stato di profondo rilassamento.

In conclusione, l’incenso, con le sue molteplici sfaccettature, rappresenta un ponte tra diverse culture, tradizioni e pratiche. Che sia bruciato in un tempio antico, in una chiesa moderna o in una stanza tranquilla per la meditazione, continua a unire l’umanità nell’abbraccio del suo caldo profumo.

Celebrare la vita oltre la morte: le ofrendas del Día de los Muertos

Nella cultura messicana, il Día de los Muertos non è una semplice commemorazione dei propri cari defunti. La festività, che ha luogo nei primi giorni di novembre, è una vera e propria esplosione di colori, profumi, sapori e ricordi che attraversa le strade e le città di tutto il paese. Niente a che vedere con un momento di raccoglimento improntato alla riflessione come lo può immaginare nel mondo occidentale, quanto invece un’occasione per ricordare con gioia e affetto tutti coloro che non sono più tra noi.

Origini e storia

Il Messico è un Paese fortemente cattolico, ma le radici di questa festività affondano in tempi molto più antichi. L’influenza pre-ispanica, con elementi che rimandano alle culture e alle tradizioni dei popoli Maya e Aztechi, è infatti piuttosto evidente nella credenza di una continua alternanza tra vita e morte alla base dell’ordine cosmico.

Con l’arrivo dei conquistadores spagnoli, nel XVI secolo, ebbe inizio una commistione tra rituali pagani e cristiani che portò alla nascita della festa che conosciamo oggi, ossia un momento speciale dove i defunti possono lasciare l’aldilà per ricongiungersi ai propri cari, nel mondo dei vivi.

Le ‘ofrendas’, cuore della celebrazione


Il cuore vitale di questa festività sono le ofrendas, altari commemorativi allestiti in onore degli antenati. Fotografie, fiori e candele sono accompagnati infatti dai piatti e delle bevande preferiti del defunto, in modo che possa attraversare il portale tra i mondi e ritrovare la via di casa, dove viene onorato il suo lignaggio e si garantisce la continuità della sua esistenza, nel regno delle anime, attraverso il suo ricordo.

La Calavera Catrina

La Calavera Catrina è forse il simbolo più noto e riconoscibile di questa festività: l’elegante scheletro vestito è infatti la rappresentazione più immediata della continuità che lega vita e morte e ci ricorda che, davanti alla seconda, siamo tutti uguali, a prescindere da quale sia stato il nostro status sociale.

Nata come una forte critica rivolta da José Guadalupe Posada alle classi agiate della società durante la rivoluzione messicana, venne dichiarata simbolo popolare della morte dal pittore e artista Diego Rivera.

L’importanza culturale e sociale


Il fulcro della festività è la celebrazione della vita e dell’importanza di vivere nel presente, abbracciando la morte come un proseguo naturale che non deve essere temuto ma accolto con serenità. Si tratta di un momento di unione familiare e riflessione durante il quale gli spiriti vengono accolti con gioia, ricordandoci come in realtà siano sempre con noi, nei nostri cuori e nei nostri ricordi.

Conclusione


Il “Día de los Muertos” ci insegna che la morte non è da temere. È una celebrazione dell’amore, dei ricordi e della vita stessa, un promemoria che la morte è solo un altro passo nel nostro viaggio.

Dispersione delle ceneri: tutto quello che c’è da sapere

Non è raro, guardando un film o una serie TV, incappare in una scena durante la quale i protagonisti raccolgono l’urna di una persona cara venuta a mancare e ne disperdono le ceneri in luoghi particolari, in genere legati al vissuto e alla memoria del defunto. Si tratta di momenti molto intensi ed emozionanti, che raccontano la storia di un ultimo saluto speciale. In una certa misura, anche di liberazione.

Questa pratica funeraria è possibile anche nel nostro paese, dove può svolgersi in natura, all’interno di uno spazio privato o in uno preposto all’interno o nei pressi del Cimitero comunale, ed è vincolata a una serie di regole rigorose.

Vediamole assieme.

Regolamentazione e autorizzazione

A seguito dell’approvazione della Legge n.130 del 30 marzo 2001, la dispersione delle ceneri è legale e regolamentata in Italia. Il testo vincola la dispersione alla volontà manifesta del defunto, che può essere dimostrata tramite indicazioni scritte (all’interno di un testamento registrato presso un notaio o un testamento olografo), verbali (in presenza del coniuge, di un parente prossimo o di un pubblico ufficiale) o previa adesione ad una associazione di volontaria pro-cremazione.

Inoltre, è necessaria anche l’autorizzazione del comune in cui si trova il luogo di sepoltura, un passaggio cruciale che deve essere completato prima di procedere con la dispersione. La richiesta va presentata all’Ufficio di Stato Civile del Comune assieme alla dichiarazione del luogo scelto per la dispersione, un documento che attesti la volontà del defunto, la dichiarazione dell’assenza di vincoli imposti dall’autorità giudiziaria e, in caso di luogo privato, l’autorizzazione del proprietario.

È bene tenere a mente che nei singoli casi dipende molto dalle decisioni e dalle normative adottate dalle singole amministrazioni comunali.

Luoghi di dispersione

La legge italiana, come già anticipato, prevede la possibilità di disperdere le ceneri in natura, in aree private e all’interno o nelle vicinanze dei cimiteri, purché venga rispettata una distanza consona dai centri abitati. Per ognuno di questi luoghi è necessario ottenere l’autorizzazione da parte delle autorità competenti ed è severamente proibito disperdere le cenere in più luoghi. La divisione delle ceneri infatti è vietata e punita per legge.

Modalità

Durante il processo di dispersione, è fondamentale che le ceneri vengano trattate in modo da evitare qualsiasi possibilità di raccolta o identificazione. Le modalità comuni includono la dispersione al vento o in acqua, in modo che le ceneri possano disperdersi in natura in maniera discreta e rispettosa.

L’atto vero e proprio della dispersione è affidato esclusivamente ad una persona. Nella migliore delle ipotesi, questa è stata designata direttamente dal defunto nel testamento o nella dichiarazione di scelta, ma nell’eventualità questa informazione non sia stata esplicitata allora il compito può ricadere sul coniuge o sul familiare più stretto. In alternativa, anche l’esecutore testamentario può farsi carico dell’incombenza o, nell’eventualità di iscrizione ad un’associazione pro-cremazione, il legale rappresentante di quest’ultima.

Le Onoranze Funebri Gori sono vicine e pronte a supportare tutti coloro che si trovino nella situazione di dover disperdere le ceneri di una persona cara: il nostro staff, infatti, è al vostro servizio per consigliarvi o aiutarvi a contattare le autorità locali o legali di competenza, con tatto e discrezione. Contattaci per maggiori informazioni.

L’importanza della scelta musicale nella cerimonia funeraria

La musica ha da sempre il potere di consolare e accompagnare i momenti più delicati della vita, incluso il commiato dai nostri cari. Non a caso la scelta della musica per una cerimonia funeraria è  un momento importante e al tempo stesso delicato: nel rispetto dei desideri del defunto e delle emozioni di parenti e amici, il nostro staff è pronto ad aiutarti a selezionare con cura le note e le melodie che accompagneranno l’ultimo saluto alla tua persona cara.

Rispettare il gusto e la personalità del defunto

Ogni individuo è unico e per questo motivo la scelta musicale della cerimonia funebre dovrebbe essere un riflesso della personalità dei gusti e delle passioni del defunto. Un ottimo punto di partenza, per la scelta dei brani, è il ricordo di momenti e episodi importanti nella sua vita, rappresentativi di quella importantissima unicità. Che si tratti di una canzone particolarmente amata o di un brano che ha particolarmente toccato le corde del suo cuore, orientare la scelta verso qualcosa di significativo per il defunto è un ottimo modo per celebrarlo e salutarlo, creando un’atmosfera autentica e intima durante la cerimonia.

Sensibilità nei confronti dei presenti

Un secondo fattore molto importante nella fase di scelta della musica per la cerimonia funeraria, è il rispetto per le emozioni dei presenti. Brani in grado di offrire conforto e speranza, che non scadono nell’eccessiva tristezza o nel suo opposto, sono sempre consigliati per accompagnare il doloroso momento del commiato con rispetto e delicatezza.

Musica sacra

Se la cerimonia è di carattere religioso, la musica sacra può offrire un senso di connessione con qualcosa di più grande. Per una persona credente, un brano religioso può avere il potere di portare conforto attraverso la fede nel momento del lutto. In questo caso, è sempre possibile coordinarsi con l’officiante per essere sicuri di fare una selezione appropriata di brani e canzoni, in linea con le credenze del defunto e della sua famiglia.

Consultate i professionisti

Lo staff di Gori è sempre a tua disposizione per darti supporto e consulenza nella scelta della selezione musicale più appropriata per la cerimonia funebre che stai organizzando. Con garbo e gentilezza, siamo pronti a metterti in contatto con professionisti straordinari o per aiutarti a gestire la riproduzione tramite impianto, togliendoti dalla spalle il peso di questa incombenza.

Con noi al tuo fianco, la musica diventa il legame tra il presente e i bei ricordi condivisi. Con cura e sensibilità, possiamo aiutare a creare un’esperienza commovente e indimenticabile durante la cerimonia funeraria, un addio che risuonerà nel cuore di tutti coloro che hanno amato e onorato il defunto.

Fiori per condoglianze

Quali fiori scegliere per esprimere le proprie condoglianze

Quando qualcuno che abbiamo amato ci lascia, esprimere il dolore e le emozioni che la perdita porta con sé non è facile. Regalare un mazzo di fiori è il modo più discreto e semplice per manifestare la propria vicinanza alla famiglia che ha subito la perdita e per porgere rispettosamente le proprie condoglianze.

La scelta del fiore e delle modalità di spedizione più corrette

Le composizioni floreali, donate in occasione di funerali o per esprimere condoglianze, esprimono cordoglio con toni garbati e formali. Occorre, tuttavia, prestare la massima attenzione sia alla scelta del tipo di fiore da regalare, sia modalità di invio da adottare. In accordo con le consuetudini più radicate, i fiori non vanno mai consegnati di persona a chi subisce la perdita di una persona cara, ma devono essere recapitati ai famigliari prima che sia celebrato il funerale.

Inoltre, poiché nel linguaggio simbolico ogni specie di norma racchiude un significato differente, è importante scegliere con cura i fiori da donare, affinché il messaggio espresso non urti la sensibilità di chi lo riceve ed il senso profondo del gesto non venga travisato.

In Italia il fiore più utilizzato per comunicare il lutto è il crisantemo, mentre bucaneve e ciclamino sono impiegati per veicolare messaggi di vicinanza e di rassegnazione e per dire addio in modo discreto. Nella maggior parte dei casi, per effettuare la scelta più corretta, possiamo considerare queste come linee guida standard. Tuttavia, esistono eccezioni, perché la scelta dei fiori può tenere conto anche della personalità del defunto cui la composizione è destinata. Ad esempio, nel caso in cui il defunto in vita fosse una persona dal carattere solare e allegro, è possibile optare per una composizione dai toni e dalle forme più vivaci; nel caso in cui la persona scomparsa abbia, al contrario, una personalità più schiva ed introversa, la scelta della composizione floreale può ricadere su colori dal significato universale, come il bianco, simbolo della serenità, o il blu, espressione del conforto.

Le composizioni più comuni per ricordare il defunto

Tra le composizioni floreali che più spesso vengono donate in segno di condoglianze ci sono le corone funebri composte da rose e i tradizionali cuscini con crisantemi e garofani rigorosamente bianchi

Nel caso in cui il defunto sia una persona molto giovane, è consigliabile optare per gigli e gladioli bianchi, mentre, se la composizione è destinata ad un personaggio autorevole o ad una figura istituzionale, il consiglio è quello di optare per una composizione di piante in un cesto di vimini.  Se il defunto è donna, in genere, il colore più indicato è il rosa; mentre il giallo, soprattutto se abbinato a fiori raccolti in un cuscino, è la miglior scelta per l’uomo.

Talvolta, può capitare che si sia impossibilitati a partecipare fisicamente alla cerimonia funebre di una persona conosciuta. In questo caso è consigliabile spedire un mazzo di fiori sui toni del viola: un gesto discreto che risulterà certamente gradito.

Il biglietto di accompagnamento ai fiori: come scriverlo in modo corretto

Una volta scelta la composizione floreale più adeguata alla circostanza, è buona norma scrivere un breve biglietto che esprima il dolore per la perdita ed il lutto subiti e completi il messaggio veicolato dalla composizione floreale. Può essere un telegramma o un biglietto di cordoglio da abbinare ai fiori.

Se hai necessità di ricevere supporto o di approfondire questo ed altri aspetti legati alla gestione del rito funebre, contattaci per una consulenza: https://www.gorionoranzefunebri.it/contatti/

Decesso di un proprio caro in casa: come comportarsi


La morte di un proprio caro è sempre fonte di immenso dolore. Quando il decesso avviene tra le mura di casa, al dolore per la perdita appena subita si aggiunge anche la preoccupazione di non sapere cosa fare e come muoversi correttamente dal punto di vista pratico e burocratico.

In questa breve guida abbiamo raccolto alcuni consigli che, ci auguriamo, possano essere utili a tutti coloro che si trovano a far fronte ad un evento tanto delicato.

I primi passi da compiere

Prima di poter celebrare il funerale, in caso il decesso sia avvenuto all’interno dell’abitazione, devono passare almeno 24 ore dalla morte.

La scelta più opportuna è quella di rivolgersi ad un’agenzia di pompe funebri, che si occupi, al posto della famiglia, non solo di organizzare il funerale, ma anche di coordinare e prevedere tutte le fasi che precedono il rito, come ad esempio la vestizione e la preparazione della salma.

Inoltre, il compito dell’agenzia di onoranze funebri sarà anche quello di avviare, sin da subito, tutte le pratiche burocratiche necessarie.

Il certificato di constatazione della morte

Nell’eventualità che la morte del famigliare sia avvenuta all’interno della propria abitazione oppure di quella di un parente, è necessario rivolgersi al proprio medico curante per verificare il decesso. Il medico compilerà poi un documento, il “modulo ISTAT”, che contiene tutti i dati del defunto e la ragione del decesso.

Nel caso in cui il medico di famiglia non fosse reperibile o fosse impossibilitato a constatare la morte presso l’abitazione privata, è possibile anche contattare un altro medico sostituto, che ne faccia le medesime veci e funzioni.

Il certificato necroscopico

Al medico curante spetta anche il compito di contattare il medico necroscopico, incaricato dall’ASL del proprio comune: questa figura, dalla 15° ora dal decesso e comunque entro la 30°, dovrà eseguire la visita necroscopica, trasmettendo poi al Comune di residenza il certificato di accertamento di morte, per poi effettuarne l’invio telematico all’INPS.

Il permesso di sepoltura

Entro 24 ore dal verificarsi del decesso, il certificato di morte dovrà essere consegnato all’Ufficiale di Stato Civile del Comune in cui si è verificato l’evento luttuoso. Questa prassi burocratica è indispensabile per chiedere ed ottenere il permesso di sepoltura. Tra i compiti dell’agenzia funebre c’è anche quello di consegnare i documenti al Comune di pertinenza e, contestualmente, ritirare l’atto di morte: questo passaggio è essenziale per concludere le pratiche burocratiche previste per organizzare il funerale. 

L’organizzazione del funerale

Una volta accertato il decesso tra le mura domestiche, si può procedere con l’organizzazione della cerimonia funebre. In questo caso l’agenzia funebre scelta ti guiderà, passo dopo passo, durante tutto l’iter organizzativo: dalla fase di vestizione e preparazione della salma, all’allestimento della camera ardente. Inoltre, si occuperà di stabilire e pianificare la data del funerale, darne tempestiva comunicazione tramite l’affissione di manifesti di lutto, contattare la struttura laica o religiosa che celebrerà la funzione funebre ed, infine, organizzare la sepoltura secondo la forma scelta dalla famiglia.

Nell’eventualità che si verifichi la morte di un famigliare in casa, lo staff di Gori è a tua disposizione per guidarti in tutte le fasi del processo burocratico. Se desideri ricevere maggiori informazioni, non esitare a contattarci.