Andrea Camilleri ci racconta i suoi ricordi del 2 novembre

“Quando ero bambino, ricevevo il regalo il 2 novembre, vale a dire il giorno dei morti, perché la tradizione voleva che in quel giorno, i morti, durante la notte precedente, fossero tornati nelle loro case e portassero i regali ai loro discendenti”, queste le parole di Andrea Camilleri, celebre scrittore, già autore della saga del Commissario Montalbano.

Come si svolgeva questo rito? Ecco come continua lo scrittore: prima di andare a dormire, mettevamo sotto il letto un canestrino, e aspettavamo che il morto o la morta di casa, a cui avevamo scritto una letterina, come si fa oggi con Babbo Natale, ci portasse i regali. I dolci erano il regalo che avevamo scelto. Nessuna paura di un morto, anzi la voglia di averlo in qualche modo presente. Quindi di mattina, appena svegliati, andavamo alla ricerca di questo cestino. La ricerca dei regali era una cosa fantastica. Finalmente trovavi il cestino e quindi si andava tutti assieme al cimitero per ringraziare il morto che ci aveva portato i regali. Quel cimitero il 2 novembre si animava come a festa, perchè noi bambini, nei vialetti, ci scambiavamo i doni, e il giorno dei morti era una festa meravigliosa. 

Camilleri poi si lascia andare a constatazioni in merito alle tradizioni popolari rimaste e perdute: “Poi nel 1943 arrivarono gli americani, lentamente i morti persero la strada di casa e vennero sostituiti dell'albero di Natale. Credo che però le tradizioni non si perdano del tutto. Non si trovano più i regali, i bambini non mettono più il cestino sotto il letto. Ciò non toglie che tutte le pasticcerie siciliane, per il 2 novembre, preparino quei dolci speciali che servivano una volta per il cestino dei bambini. Mi riferisco ai pupi di zucchero, ai frutti di martorana, oppure a quei dolci di miele, tra l'altro squisiti, detti ossa di morto. Questo è un modo di conservare comunque la memoria delle tradizioni”.

Gli 8 scheletri di Longiano, tra arte sacra, architettura e liturgia

Presso l’oratorio di San Giuseppe a Longiano è possibile ammirare otto teli realizzati tra il 1783 e il 1792 da Giacomo N.N Pittore di Savignano e Marco Gargani Pittore per la chiesa di San Giuseppe Nuovo su commissione della Confraternita di San Giuseppe o, al secolo, degli Agonizzanti di Longiano.

Questi importanti teli rappresentano una straordinaria sintesi di arte, architettura e liturgia, essendo una sequenza di dipinti su tessuto realizzati per uno spazio architettonico e un contesto liturgico specifico: il sacro Ottavario dei morti, la sequela degli otto giorni dedicati alla solennità della commemorazione dei defunti.

Perché 8? Il numero 8 rimanda ad una simbologia di appartenenza puramente cristiana, la quale vede in questo numero un chiaro riferimento all’ottavo giorno, cioè il dies domini, giorno della resurrezione, quando la morte viene sconfitta dalla resurrezione. Non a caso sono inseriti all’interno della chiesa di San Giuseppe, patrono della buona morte.

I teli riportano nella parte superiore raffigurazioni di scheletri che sembrano abbracciare le diverse attività dell’operare umano: dai mestieri più tradizionali (come il contadino che vanga o il fabbro con gli attrezzi del lavoro), alle arti, come la musica o la pittura, fino ad attività più intellettuali.

Le raffigurazioni esprimono dunque l’inesorabilità della morte, destino di ogni uomo.