I 4 siti archeologici più belli d’Italia

In Italia abbiamo veramente tutto: buon cibo, paesaggi indescrivibili, bellezze architettoniche di ogni genere e anche strepitosi siti archeologici.
Quest’ultimi non hanno di certo perso nel tempo il loro fascino: allora scopriamo insieme i 4 siti archeologici italiani da vedere almeno una volta bella vita!

 

POMPEI

Pompei è la città che venne seppellita nel 79 d.C. dal Vesuvio e il parco archeologico di Pompei  è uno dei più celebri del mondo, proprio perchè dopo l’eruzione del vulcano la popolazione fu sommersa dalla lava che ha immobilizzato le cose così com’erano.
Anni dopo anni, durante gli scavi, sono state trovati numerosi reperti e ogni volta viene scoperto qualcosa di assolutamente nuovo e affascinante.
.. Da visitare assolutamente!

 

FORO ROMANO

Il Foro Romano sorge tra il Campidoglio ed il Palatino ed un tempo era il fulcro della città: centro politico, economico e culturale.
Venne riportato alla luce durante i lavori di una ristrutturazione urbanistica e la sera, tutto illuminato, regala grandi emozioni!

 

LA VALLE DEI TEMPLI

La Valle dei Templi fu fondata nel 581 a.C., anche se a quei tempi veniva chiamata Akragas.
Questo è il sito archeologico più grande al mondo e comprende 10 templi, alcuni santuari e la necropoli.

 

PAESTUM

Questo sito archeologico si trova in Campania e ai tempi della Magna Grecia veniva chiamata Poseidonia.
Questo sito archeologico gode di un buon stato di conservazione e comprende numerosi templi, una piscina, la necropoli e un anfiteatro.

 

 

Perché preferire la cremazione dei defunti

Il numero di cremazioni in Italia cresce costantemente da anni. Così secondo i dati della Sefit, l’associazione che riunisce le società multiutility pubbliche e municipalizzate, il trend dal 2013 al 2017 è in aumento, in particolare un italiano su 4 sceglie questa opzione post mortem e l’Emilia Romagna è tra le Regioni dove la cremazione è più diffusa.

Come la pensa la chiesa cattolica?

Da parte sua la chiesa cattolica ha aperto le porte alla cremazione solo nel 2016, quando la Congregazione vaticana per la Dottrina della Fede ha messo a punto una nuova linea sulla sepoltura dei defunti e la conservazione delle ceneri in caso di cremazione che non è di per sé negazione della fede cristiana ma per la Chiesa resta “la preferenza della sepoltura dei corpi”.

“La prassi della cremazione – si legge nel documento del Vaticano – si è notevolmente diffusa, ma nel contempo si sono diffuse anche nuove idee in contrasto con la fede della Chiesa. La Congregazione per la Dottrina della Fede ha ritenuto opportuno la pubblicazione di una nuova Istruzione, allo scopo di ribadire le ragioni dottrinali e pastorali per la preferenza della sepoltura dei corpi e di emanare norme per quanto riguarda la conservazione delle ceneri nel caso della cremazione”.

Così se la Chiesa dice sì alla cremazione poiché “non tocca l’anima e non impedisce all’onnipotenza divina di risuscitare il corpo“, dall’altra non permette la dispersione delle ceneri dei defunti “nell’aria, in terra o in acqua o in altro modo” né la loro conversione “in ricordi commemorativi, in pezzi di gioielleria o in altri oggetti”.

Perché preferire la cremazione?

Solitamente chi preferisce questa pratica ha una profonda coscienza ecologica: che senso ha occupare spazio nei cimiteri e sottrarre spazio prezioso a chi è vivo per sotterrare i morti?

Ma non è finita qua, infatti c’è chi pone anche il problema delle infiltrazioni: la sepoltura in terra provoca l’inquinamento del sottosuolo e, in alcuni casi, delle falde acquifere. Con la cremazione, invece, non succede nulla di tutto questo.

Ma le motivazioni che inducono a ricorrere alla cremazione sono anche altre. Infatti con la normale sepoltura in terra dopo un certo numero di anni è necessaria l’esumazione, un momento estremamente drammatico per i familiari che con la cremazione ovviamente non avviene.

Quattro strani riti funebri dal mondo

Rituali bizzarri e macabri. La celebrazione del rito funebre è insita nella cultura di un popolo e spesso è influenzato dalla religione e dalle usanze di una determinata tradizione.

Ma vediamo di conoscere quali sono quattro strani riti funebri conosciuti al mondo.

Le bizzarre usanze nelle Filippine.

Molti gruppi etnici delle Filippine hanno pratiche funerarie davvero bizzarre.
Nel Benguet, una provincia sull’isola di Luzon, hanno la tradizione di bendare i morti e posizionarli accanto all’ingresso principale della casa; in Tinguian invece sono soliti vestire i morti con i loro abiti migliori, li fanno sedere e mettono loro una sigaretta in bocca. A Caviteño, nei pressi di Manila, seppelliscono i morti all’interno di un albero parzialmente scavato, mentre ad Apayo tumulano i loro morti sotto la cucina.

 

Amputazione delle dita.

La morte di una persona cara provoca sicuramente un dolore emotivo e per molti abitanti di Dani in Papua Nuova Guinea questo dolore viene accompagnato anche da una sofferenza fisica. Così usanza vuole che i membri di una famiglia si amputano volontariamente un dito quando una persona cara muore. Si tratta di una pratica oggi fuorilegge, ma i membri più anziani delle tribù mostrano ancora i segni delle antiche usanze.

La sepoltura in Mongolia e Tibet.

Molti buddisti in Mongolia credono nella trasmigrazione dell’anima dopo la morte, così per tornare ad essere una parte della terra il corpo viene fatto a pezzi e messo in cima a una montagna e offerto come cibo agli avvoltoi. Si tratta di una tradizione vecchia di migliaia di anni e, secondo un rapporto recente, circa l’80% dei tibetani ancora la pratica.

 

La rotazione delle ossa in Madagascar.

Il popolo del Madagascar ha un famoso rituale chiamato “famadihana”, detto anche la rotazione delle ossa. Una volta ogni cinque o ogni sette anni la famiglia del defunto realizza una processione nella cripta del defunto, dove il corpo, solitamente avvolto in un panno, viene riesumato e cosparso di profumi e vino. Mentre una banda suona, i familiari ballano con il corpo riesumato. Per molti questo rappresenta l’unico modo per comunicare con il morto.

 

Ma non è finita qua infatti basta pensare alla tribù Foré della Nuova Guinea e gli indigeni dell’Amazzonia che praticano l’endocannibalismo, ovvero il rituale con il quale il cadavere viene mangiato. Ma riti bizzarri e modernissimi si possono trovare anche a Los Angeles dove sempre più spesso i familiari preferiscono assistere al rito funebre direttamente dalla propria vettura, seduti dietro vetri sicuri, in perfetto stile Drive In

 

5 toccanti canzoni sulla morte

Melodie struggenti e commoventi che arrivano direttamente dalla musica internazionale e italiana. Si tratta di canzoni scritte per ricordare una persona che non c’è più o semplicemente per esorcizzare la paura per la morte.

Ecco una selezione di cinque toccanti canzoni.

Gli angeli – Vasco Rossi.

Si tratta di un brano cantato e scritto da Vasco Rossi per la musica di Tullio Ferro, tratto dall'album “Nessun pericolo… per te” e pubblicato nel 1996. La canzone è dedicata a Maurizio Lolli, grande amico e manager di Vasco, ucciso dal cancro.

Elton John – Candle in the Wind.

E’ un brano pop rock, con musica di Elton John e testo di Bernie Taupin. Fu scritta nel 1973 prendendo come spunto Marilyn Monroe per descrivere l'eventualità della morte prematura all'apice di una carriera artistica, ma il massimo successo di questa canzone si è avuto con il riadattamento per Lady Diana Spencer, nel 1997, che la trasformò nel singolo più venduto di tutti i tempi.

Blue Öyster Cult – (Don't fear) the reaper.

“(Don’t fear) the reaper”, “(Non temere) il mietitore”, è la terza canzone dell’album del 1976 “Agents of fortune” dei Blue Öyster Cult. E’ stata la canzone che ha reso la band famosa a livello planetario ed è considerata tutt’ora il loro massimo successo. La canzone è stata scritta dalla prima chitarra della band, Donald Roeser, in un momento di crisi e pensieri profondi sulla vita e sulla morte.

Queen – The Show Must Go On.

“The Show Must Go On” fu pubblicata come singolo nel Regno Unito il 14 ottobre 1991 in promozione del disco “Greatest Hits II”, appena sei settimane prima che Freddie Mercury morisse.
Inizialmente si era pensato che questo brano fosse un testamento di Freddie Mercury e che parlasse del suo stato d'animo prima di morire, si tratta invece di una poesia triste e struggente nata dalla penna di Brian May. Il risultato finale è comunque frutto della collaborazione di tutti i membri del gruppo, infatti anche Freddie Mercury e Roger Taylor contribuirono alla stesura del testo.

Eric Clapton – Tears in Heaven.

E’ una ballata di Eric Clapton, pubblicata nel 1992 e scritta con Will Jennings. La canzone è dedicata al figlio Conor, avuto dalla showgirl italiana Lory Del Santo e morto a soli 4 anni nel 1991 cadendo dal 53º piano di un palazzo a New York dove si trovava con la madre.
Il singolo è tra quelli di maggior successo dello stesso Clapton e gli valse, nel 1993, tre Grammy Awards: Canzone dell'anno, Registrazione dell'anno e Miglior interpretazione vocale maschile.
La canzone è anche stata dedicata alle vittime dello tsunami del 2004, cantata da diverse celebrità come Ozzy e Kelly Osbourne, Phil Collins, Elton John, Robbie Williams, Ringo Starr, Steven Tyler, Andrea Bocelli, Katie Melua, Slash alla chitarra e Duff McKagan al basso elettrico.

5 celebri personaggi morti nel 2017

Erin Moran.

Il 22 aprile 2017 è stato un giorno di lutto per il mondo del cinema: è morta Erin Moran, l’amatissima Joanie dell’intramontabile telefilm “Happy Days”. All’età di 56 anni l’attrice americana che interpretò il ruolo dell’amica dell’irresistibile di Fonzie è stata trovata morta nella sua abitazione in Indiana. Secondo i risultati dell’autopsia la star di “Happy Days” sarebbe morta a causa di complicazioni dovute a un cancro.

Chris Cornell.

Il mese di maggio è stato piuttosto duro: tra i cantanti famosi morti compare anche il nome di Chris Cornell: il 18 maggio 2017, all’età di 52 anni, si è tolto la vita impiccandosi. Il cantante dei Soundgarden è stato trovato senza vita, in un albergo di Detroit. Il mondo del rock è rimasto sotto shock per la scomparsa improvvisa e inattesa di Chris Cornell, il cantante degli Audioslave e dei Soundgarden, un’autentica icona di questo genere di musica.

Nicky Hayden.

Tra i personaggi famosi morti nel mese di maggio 2017, compare anche Nicky Hayden, il campione del mondo del motociclismo. Il 22 maggio 2017, all’età di 35 anni, è deceduto, dopo 5 giorni di coma da un tragico incidente in bicicletta, avvenuto il 17 maggio, a Misano Adriatico, mentre si allenava in bicicletta.

Laura Biagiotti.

Il mese di maggio porta con sé anche la morte, all’età di 73 anni, di Laura Biagiotti, una delle stiliste che hanno reso celebre il made in Italy nel mondo. Era stata ricoverata d’urgenza per un arresto cardiaco, da cui non è più riuscita a riprendersi. A confermarne la morte è stata la figlia, con un tweet sul suo profilo ufficiale e un brano del Vangelo di San Giovanni: “Nella casa del padre mio vi sono molti posti. Se no, ve lo avrei detto. Io vado a preparavi un posto”.

Paolo Villaggio.

E’ Paolo Villaggio a finire tra gli attori famosi morti nel mese di luglio. L’inconfondibile interprete del ragionier Ugo Fantozzi ha detto addio al palcoscenico della vita il 3 luglio 2017, all’età di 84 anni. Il mondo del cinema piange la scomparsa di uno degli attori simbolo della commedia italiana.

Una lista lunga che ha colpito in particolare il mondo della musica con la morte di Loalwa Braz, la cantante della Lambada e ancora Al Jarreau pluripremiato per il suo jazz e per le sue canzoni R&B e come non ricordare il musicista Chuck Berry e Robert Miles, il dj simbolo degli anni ’90. Tra i cantanti famosi morti nel 2017 si annovera il rapper Prodigy dei Mobb Deep e Chester Bennington, il celebre frontman dei Linkin Park. Nel mese di ottobre la leggenda del rock Tom Petty muore a 66 anni e come non ricordare Malcom Young, chitarrista e co-fondatore degli AC/DC.

Il 2017 porta con sé anche il nome di Hugh Hefner. Il 27 settembre 2017, il fondatore di Playboy, all’età di 91 anni, è scomparso presso la Playboy Mansion, vicino a Beverly Hills.

Anche il mondo della televisione italiana ha dato il suo addio a Cino Tortorella, Gianni Boncompagni, Paolo Limiti, Daniele Piombi e Aldo Biscardi.

4 autori divenuti celebri solamente post mortem

Il loro talento è stato scoperto solo dopo la loro morte. Si tratta di autori e artisti che spesso in vita non hanno cercato fama, ma hanno coltivato la loro passione nel silenzio, senza inseguire il successo.
Vediamone alcuni:

EMILY DICKINSON

E’ il caso di Emily Dickinson (1830-1886), poetessa americana che non poteva fare a meno di scrivere, ma senza fare della pubblicazione delle sue opere e della necessità di avere un pubblico la sua ragione di vita. Al momento della sua morte delle moltissime poesie scritte, ne erano state pubblicate neanche una decina. Fu la sorella che invece di bruciarle, come le era stato chiesto, decise di pubblicarle. 

FRANZ KAFKA

Anche delle numerose opere di Franz Kafka (1883-1924) in vita poche ne furono pubblicate, benché fosse uno scrittore molto prolifico. Nato a Praga e cresciuto in una famiglia ebrea della classe media, continuò a studiare legge e a lavorare nel settore assicurativo. Nel 1923, si trasferisce a Berlino per dedicare anima e corpo alla sua unica passione: la scrittura.  Ma morì di tubercolosi poco dopo, non sapendo quanto le sue opere in seguito ebbero un enorme impatto sulle future generazioni di scrittori e studiosi.

VINCENT VAN GOGH

Un genio incompreso e una vita fatta di stenti. Vincent van Gogh (1853-1890) era conosciuto dagli altri artisti del suo tempo per il suo talento, ma ha vissuto un'esistenza di stenti e per lo più sconosciuto al grande pubblico. A soli 37 anni è morto sparandosi un colpo di pistola nella solitudine più totale.

VIVIAN  MAIER

Un altro esempio di grande talento scoperto solo dopo la sua morte è quello della fotografa Vivian Maier (1926-2009). Nata a New York e cresciuta in Francia, Vivian Maier si trasferì a Chicago nel 1956, dove trascorse gran parte della sua vita come baby sitter. Appena poteva girava per le strade a fotografare le persone e le loro espressioni. Nessuno conosceva la sua passione segreta. Vivian ha lasciato dopo la sua morte più di 100mila negativi. Il segreto di questa tata fu scoperto nel 2007 grazie a John Maloof. Il ragazzo, volendo fare una ricerca sulla città di Chicago e avendo poco materiale iconografico a disposizione, decise di comprare in blocco per 380 dollari, in un'asta, il contenuto di un box di oggetti più disparati, espropriati per legge a una donna che aveva smesso di pagare i canoni di affitto. Mettendo ordine tra le varie cianfrusaglie (cappelli, vestiti, scontrini e perfino assegni di rimborso delle tasse mai riscossi), Maloof reperì una cassa contenente centinaia di negativi e rullini ancora da sviluppare. A lui si deve la scoperta del genio di Vivian.

I 4 ritrovamenti fossili più importanti della storia

I ritrovamenti fossili più importanti della storia dell’uomo sono innumerevoli e si tratta di una lista sempre necessariamente incompleta e soggetta a continui aggiornamenti.
Di certo non tutti i fossili possono essere considerati come diretti antenati dell'Homo Sapiens, ma sono comunque passi importanti nello studio della linea evolutiva che ha portato all'uomo moderno così come noi oggi lo conosciamo.

Vediamo quali sono state le quattro scoperte archeologiche di fossili che hanno dato grande importanza a questa storia in continua evoluzione.

1829.

Un fossile di parte del cranio di un bambino Neanderthal di 2 anni e mezzo. E’ questo il ritrovamento del 1829 nell'attuale Belgio. Di fatto sarà poi una scoperta archeologica successiva a rendere celebre questo ominide vissuto tra i 200mila e i 40mila anni fa ed enormemente legato ai Sapiens. Infatti nel 1856 Johann Fuhlrott nella Valle di Neander, a pochi chilometri da Dusseldorf, in Germania, ritroverà il fossile di Fuhlrott con parte del cranio, alcune ossa, parte dell'osso pelvico, alcune costole e ossa del braccio e della spalla.

 

1974.

E’ un anno fondamentale per l’archeologia, quando venne ritrovata Lucy, il fossile più famoso di tutti i tempi, risalente a 3,2 milioni di anni fa e appartenente a una femmina di Australopithecus afarensis di circa 25 anni. Lucy era onnivora, di bassa statura e ancora conduceva una vita arboricola, pur essendo in grado di camminare su due piedi.
Una ricostruzione di come doveva apparire l’apparto scheletrico di Lucy racconta di una donna alta circa 1 metro, con tratti scimmieschi, una ridotta capacità cranica per il cervello, ma aveva un'andatura bipede.

 

1984.

In Kenya, nelle vicinanze del Lago Turkana, viene trovato lo scheletro fossile, quasi completo, di un ragazzo di circa 8 anni morto 1,6 milioni di anni prima.
L'assenza di mento, un arco sopraccigliare pronunciato e braccia molto lunghe lo distinguono dall'uomo moderno, mentre la scarsa copertura di peli lo rende adatto alle temperature della savana africana. Viene inizialmente classificato come Homo habilis, ma oggi è classificato come Homo ergaster. La sua corporatura doveva essere simile a quella dell’uomo moderno.

 

2015.

Un ritrovamento che cambia la storia. Si tratta dell'analisi di una mandibola di un ominide – presumibilmente di Homo habilis – ritrovata in Etiopia, nella regione di Afar. La scoperta rivela che il genere umano comparve in Africa 2,8 milioni di anni fa, mezzo milione di anni prima di quanto creduto fino a questo momento. Il reperto di transizione ricolloca il passaggio tra australopiteco e Homo a un periodo compreso tra i 3 milioni e i 2,8 milioni di anni fa.

Come comportarsi ad un funerale: 4 regole fondamentali

Anche per un momento spiacevole e triste come un funerale, esistono alcune regole da rispettare per apparire educati e con buon senso. Questi accorgimenti sono da considerare sia se si è un parente stretto del defunto, sia se si è un amico o un conoscente.

Ecco alcune ragole fondamentali:

ABBIGLIAMENTO

L'abbigliamento nero non è obbligatorio, ma è consigliato comunque un abbigliamento scuro e sobrio. Sono da evitare capi sgargianti e accessori vistosi e colorati.

PUNTUALITÀ

La puntualità è veramente importante in una situazione come quella di un funerale; gli amici stretti ed i parenti dovrebbero arrivare in anticipo e sedersi nelle prime file. È bene, inoltre, firmare il registro delle visite messo a disposizione dalla famiglia.

CONDOGLIANZE

Il momento più adeguato per porre le condoglianze è quando la bara viene caricata sul carro funebre. È importante non utilizzare frasi fatte, ma piuttosto abbracci sinceri. Gli amici più stretti possono fare un discorso sincero e spontaneo al termine della funzione.

RINGRAZIAMENTI

È bene che la famiglia del defunto ringrazi i partecipanti al funerali e tutti coloro che hanno inviato fiori e messaggi di condoglianze. 

 

I colori del lutto nelle diverse culture

Il lutto non viene rappresentato nello stesso modo in tutte le parti del mondo; ogni religione o cultura ha delle pratiche ben precise, che racchiudono abitudini, riti e ad esempio l’uso di particolari fiori o colori.

Oggi vogliamo concentrarci sul diverso colore utilizzato per rappresentare il lutto nelle varie culture. Vediamoli!

 

ROSSO

Questo colore era utilizzato soprattutto in passato per rappresentare la morte; antichi documenti hanno dimostrato che in Germania esistevano alcuni proverbi che associavano appunto il rosso alla morte, come ad esempio “Fuori rosso, dentro morto”, oppure “Se sei rosso pensa alla morte”.
Nell’antico Egitto, il sarcofago veniva rivestito di rosso, come rosso era il vestito usato per il lutto. Allo stesso modo nell’antica Roma, il colore rosso, associato al sangue, veniva utilizzato negli abiti del defunto e negli abiti da lutto.

 

BIANCO

Il bianco in molte culture del mondo viene associato al lutto ed in particolare al pallore della morte. Nel Camerun del Sud, per esempio, le vedove sono solite dipingersi le gambe di bianco; mentre nel Togo, le persone colpite da un lutto, si disegnano una striscia bianca sulla fronte. Anche nell’antica Roma veniva utilizzato il bianco per il lutto: le donne dovevano vestirsi con vesti bianche e rinunciare ai propri gioielli.

 

NERO

Il nero è il colore che viene generalmente usato come simbolo di lutto nella tradizione italiana.
Fino al secolo scorso, a Modica, in provincia di Ragusa, c’era l’usanza di tingere mobili e porte di nero in caso di perdita di una persona cara. Addirittura si ricopriva di filo nero anche il pettine per i capelli e gli orecchini, quando una donna rimaneva vedova.
Il nero veniva usato anche per tingere le barche a Santa Teresa di Gallura, quando ne moriva il padrone.

 

È curioso e allo stesso tempo interessante come cambi l’uso dei colori da cultura a cultura; restate aggiornati e presto scopriremo tante cose nuove sul mondo della morte, delle religioni e dei riti funebri!

Invenzioni della storia che hanno ucciso i propri inventori

Quando le stesse invenzioni, uccidono il proprio inventore: ecco la prime tre di queste affascinanti, ma assurde storie.

FRANZ REICHERT

Era un sarto della Repubblica Ceca, trasferitosi a Parigi; aveva il sogno dio creare una tuta-paracadute per attenuare l’arrivo in terra in caso di incidente. Per i suoi esperimenti lanciava dei manichini da alti palazzi, ma la maggior parte delle volte questoe prove fallirono. Un giorno decise di provare lui stesso a lanciarsi dal primo piano della Tour Eiffel, convinto che la sua tuta-paracaduta avrebbe funzionato. Ma quel giorno, il 4 febbraio 1912, la tutta non si aprì e Franz si schiantò al suolo morendo sul colpo.

 

OTTO LILIENTHAL E IL DELTAPLANO

Da sempre affascinato al volo degli uccelli, lo studiò per creare il primo esemplare di deltaplano. Lo stesso inventore provava tecniche di volo, lanciandosi da colline e alture, per cercare di migliorare ogni volta la sua invenzione. Ma un giorno qualcosa andò storto: il 9 agosto 1896 Otto perse il controllo del deltaplano e precipitò; sul giorno dopo morì in ospedale.

 

THOMAS MIDGLEY JR.

Quest’uomo nel 1921, quando lavorava nelle General Motors, scoprì, insieme a Charles Kettering, che aggiungendo piombo tetraetile alla benzina, aumentava la performance. Questa sua invenzione, però, provocò numerosi morti, rimasti intossicati dal piombo.Ma la cosa assurda è che Thomas non morì a causa del piombo, ma a causa di un’altra sua invenzione: rimasto semi paralizzato in seguito ad una poliomelite, inventò un marchingegno formato da corde per alzarsi dal letto in modo autonomo. Il 2 novembre 1944 rimase strangolato dalle corde della sua stessa invenzione.

JEAN-FRANÇOIS PILÂTRE DE ROZIER

Seguendo gli studi dei fratelli Mongolfier, inventori dei primi palloni aerostatici, Rozier voleva sperimentare una mongolfiera ibrida ad aria calda e idrogeno (l'idrogeno, essendo più leggero dell'aria, tende a salire verso l'alto). I primi due voli di prova andarono bene e non fu riscontrato alcun tio di problema; durante il terzo volo, però, avvenuto il 15 giugno 1785 con il socio Pierre Romain, la mongolfiera precipitò e i sue si schiantarono a terra, morendo sul colpo.

WILLIAM BULLOCK

Quest'uomo lavorava nell'editoria, si appassionò al torchio per stampare, tanto che studiò delle soluzioni per migliorare la vecchia invenzione di Hoe: Bullock inventò l'alimentazione a bobina che rendeva il tutto più veloce. Il 3 aprile 1867, mentre stava sistemando una delle sue macchine installate, rimase incastrato con la gamba in una cinghia, che gli provocò la cancrena. Nove giorni dopo l'incidente, morì durante un'operazione alla gamba, che doveva essere amputata.